I
Era il sospetto del tuo chiuso ardore
che mi faceva artefice di chiavi.
D'altronde ero famosa da bambina
per aprire cassetti, porte e armadi
di cui non si trovava più la
chiave....
II
L'aria era dolce e molto profumata
di erbe e sale che il caldo aveva munto,
era di sera a cena un fine luglio
su una terrazza che pretendeva al mare.
Un golf a righe legato sulle spalle
apparve lenta e scura la Guardiana.
La riconobbi subito: sprezzante
non salutò, non si presentò.
Padrona dei suoi passi, malinconica,
in ritardo, fortificata e accorta:
l'immobile, severa, inalterabile
Guardiana della Porta.
Se questa è la guardiana, mi dicevo,
chissà cosa nasconde la sua porta.
Perché, è evidente, si fa guardia inflessibile
solo a una porta che ha serratura debole
e che rivelerebbe, aprendosi, delizie
talmente ineludibili e fatali
che anche la guardia ne sarebbe persa.....
Allora non sapevo che c'era la guardiana,
soltanto la guardiana e non la porta,
una guardiana che allude ad una porta
meravigliosa e forse facile da aprire,
basta saperlo fare, non certo con la forza....
Ero colpevole. Di non saper raggiungere
per troppa mira la chiusa morbidezza
del tuo cuore: passando per la mente,
sì, con le parole, le valorose mie nobili
scudiere, cui avevo sempre dato
immenso credito - che a loro era passata
la gloria delle chiavi....
Per poi scoprire
che il piacere non ha porte e che
se mai l'avesse stanno aperte, che
potevamo allora rimanere fuori
sfornite e arrese tutte e due alla pari
giocando io alla porta e tu alle
chiavi.